A volte ho la netta sensazione di non aver fatto altro per buona parte della mia vita.
Conclusione? Ho cose mie sparse almeno in tre città e amici in tutta Italia e ovunque io sia il mio accento fastidiosamente ibrido chiarisce subito la mia non appartenenza al luogo ma non ne dichiara esplicitamente l'origine. Ma se all'inizio in questa condizione un po' nomade sentivo, molto insofferente, di non aver casa alcuna, un po' alla volta ho cominciato a cambiare idea.
Ora invece mi piace credere che di case non ne abbia una ma molte.
Perchè casa non è altro che un posto dove c'è qualcuno che ci vuole bene, dove si trovano i nostri affetti.
Due mesi fa sono tornata a Roma con uno spirito del tutto nuovo. E ogni volta che come ieri mi ritrovo a passare la serata immersa nella sua arte e nei suoi musei (anche nelle sue file!!!...questo ahimè succede quando per la "Notte dei musei" si prevedono gli ingressi GRATIS) o a camminare per le sue strade più vecchie a scovare angoletti carini dove pure mangiare un panino diventa una storia da ricordare e dove un Forno non chiude prima delle 22, mi dimentico le cose per cui pure detesto questa città e mi ritaglio un piccolo angolo di casa anche qui.
Oggi in questa giornata uggiosa quel tanto che basta per avere più l'aspetto della mia Verona che della assolata capitale, è il giorno giusto per parlare di quei sapori che mi accompagnano fin da quando ho ricordi. Per me sono la colazione dei giorni di festa, le merende pomeridiane affianco ad una tazza di tè.
I risini stanno a Verona come i cornetti al resto d'Italia. Poco generosi nell'aspetto, così piccoli e rugosi che a nessun forestiero verrebbe mai in mente di sostituirli ad un pasticcino strabordante di crema e di colori...ma così famigliari nel gusto.
Sono la dose giusta di dolcezza che fa sentire a casa chiunque!
***
Per la frolla
- 250 g di farina
- 1 uovo intero e 1 tuorlo
- 100 g di zucchero
- 100 g di burro
- 1 pizzico di sale
Per il ripieno
- 1 l di latte
- 200 g di riso (preferibilmente Vialone Nano)
- 100 g di zucchero
- 4 tuorli
- 1 pizzicolo di sale
- 1 bacca di vaniglia
- la scorza di un limone non trattato
- 1 cucchiaio di rum (facoltativo)
Impastate insieme gli ingredienti per la frolla con l'unica accortezza che il burro a pezzetti sia freddo (la frolla generalmente va impastata in fretta per non far scaldare e sciogliere troppo il burro che renderebbe l'impasto troppo appiccicoso). Create un panetto, avvolgetelo nella pellicola e mettetelo in frigorifero almeno 30 min.
Nel frattempo mettete a bollire in un pentolino il latte con la mezza bacca di vaniglia incisa per il lungo.
Una volta raggiunto il bollore togliete la bacca di vaniglia e aggiungete invece lo zucchero, il riso e un pizzico di sale e fate cuocere 20 min.
Togliete dal fuoco e fate raffreddare. A questo punto aggiungete i tuorli, la scorza di limone grattugiata, facoltativo un cucchiaio di rum e amalgamate bene il tutto.
Foderate degli stampini con bordi alti con la frolla creando dei gusci. Io ho utilizzato sia stampini antiaderenti, che quelli usa e getta di alluminio per muffins e mi sono trovata bene in entrambi i casi (A onor di cronaca i risini a Verona si trovano di forma circolare o più spesso ovale).
Riempite i gusci di frolla con l'impasto di riso e cuocete in forno a 180° per 20 min facendo attenzione che la frolla si cuocia senza far prendere troppo colore all'impasto che deve risultare dorato.
Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeee. hai postato tre ricette bellissime!
RispondiEliminaGrazie infinite a te Velia. Grazie per avermi dato la possibilità di partecipare e grazie dei complimenti, che fanno sempre piacere, ma soprattutto mi rincuorano! Ero preoccupata che non fossero all'altezza del contest. Non sono certo uno chef e solitamente propongo cose semplici...ho letto di giuria, chef, critici...insomma, ti ho postato i link senza pensarci troppo, altrimenti mi vergognavo. Un abbraccio
EliminaW Verona
RispondiElimina.pure la mia città 🙈
"Non esiste mondo fuori dalle mura di Verona, ma solo purgatorio, tormento, inferno. Chi è bandito da qui è bandito dal mondo, e l'esilio dal mondo è la morte." cit.
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