“Pensavano di averci seppellito ma non sapevano che noi eravamo semi”
(proverbio messicano)
Quando la mente cammina troppo, una delle vie più rapide è far camminare il corpo.
Cammino per non perdere l'abitudine a farlo, per lasciar andare i pensieri. Cammino perchè questo ancora non me l'hanno tolto, come diritti e aria. Cammino per cercare spazi di respiro, solitamente lontano da strade cittadine dove s'addensano di più le case e con loro anche i pensieri.
Cammino cercando alberi, terra e argini in cui scoprire gemme pronte ad esplodere e fiori punteggiare angoli baciati da un calore anomalo per questo mese.
Cambiamento climatico incombente (da almeno metà della mia vita) a parte, in questi giorni voglio pensare che anche la natura stessa sia esausta di questo inverno, stanca di questo buio e questa non sia altro che la sua ciclica e vitale risposta. Si sta scrollando la polvere stantia e ricerca il calore del sole, come un serpente fuori dalla sua vecchia pelle.
Una donna meravigliosamente saggia mi ha detto che una delle cose più utili per riprendere il giusto cammino sta nell'esercizio a invertire due termini che naturalmente scriveremmo racchiusi tra un "quando" e un "allora". Quando..., allora...
Un "Quando avrò..., allora farò..." diventa "Quando farò..., allora avrò..."
"Quando sarò..., allora vivrò", "Quando vivrò..., allora sarò..."
...
"Quando avrò un giardino, pianterò tanti fiori"...
Così per ora ho iniziato a farlo in una pentola d'olio.
***
Ingredienti:
- 160 ml di latte
- 120 g di farina
- 20 g di zucchero a velo (+ q.b. per la finitura)
- 1 uovo
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia (o i semi di mezza bacca)
- 1 pizzico di sale
- olio di arachidi o semi
In una ciotola sbattete con una frusta l'uovo con 20 g di zucchero a velo, aggiungete il latte, l'estratto di vaniglia, sale e la farina setacciata. La pastella dovrà risultare leggermente densa, ma non cremosa.
Scaldate abbondante olio in una pentola con bordi alti e fondo spesso e immergente il ferro dotato di stampo all'interno così che si scaldi. Verificata la giusta temperatura per la frittura, estraete il ferro, fatelo scolare e leggermente asciugare su della carta assorbente, quindi immergetelo nella pastella in modo che la stessa non superi i bordi dello stampo, ma aderisca solo nella parte superficiale. Immergetelo nell'olio e dopo pochi secondi scuotete lo stampo all'interno in modo che la frittella si stacchi da sola. Fate dorare pochi secondi ciascuna frittella su ogni lato (ci vorrà davvero poco, quindi dovete essere svelti!) facendole poi asciugare su fogli di carta assorbente. Servitele con abbondante spolverata di zucchero al velo.
Il ferro di nonna Carmela...anzi della prozia Maria!!!
RispondiEliminasempre con noi <3
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