“E tu, piantaggine, madre delle erbe,
aperta a oriente, potente dentro;
carri passano su di te, la regina cavalca su di te,
urlano su di te le spose, rumorosi buoi.
Tu puoi resistere a tutto e resistente rimani in piedi;
così tu puoi resistere ad ogni veleno e contagio
e all’odiato che attraversa il paese”
(Nine Herbs Charm, in Lacnunga, versi 7-13, X sec.)
Mi è sempre piaciuto fin da piccola passeggiare in mezzo ai campi e raccogliere fiori e erbe in mazzolini da portare a casa come segno tangibile delle mie esplorazioni. E sono sempre stata affascinata da tutte quelle piante che, noncuranti della presenza o meno dell'uomo, riescono a crescere e a colonizzare terreni e anfratti più disagevoli alla vita. Nonostante sia nata in città, l'estrema vicinanza di campagna e montagna, unita a una buona dose di insegnamenti e abitudini familiari, mi ha permesso di conoscere e fare abitualmente uso, anche alimentare, di alcune di queste piante.
Un paio di mesi fa una giornata di riconoscimento di erbe spontanee, tenuta da una ragazza che sta facendo dei suoi studi una grande passione e stile di vita, mi ha ulteriormente allargato gli orizzonti: ora, passando in ogni appezzamento incolto, parco o semplice lato della strada, ho l'impressione che si possa mangiare e usare tutto!