sabato 9 dicembre 2017

Puòti (le Frolle de Santa Lùssia)







































"Santa Lùssia vien de note,
con le scarpe tute rote, 
col capèl ala romana.. 
Santa Lussia l'è to **** !" 


Una volta spedito rapidamente a letto insieme a sua sorella minore, il piccolo Alessandro, forse tradito dalla troppa emozione, invece di chiudere forte gli occhi con le coperte ben tirate sopra le orecchie e attendere di addormentarsi, come tutti i bravi bambini, nella notte del 12 dicembre spiava tra le fessure del legno del pavimento quell'angolo della cucina in cui sua mamma si affrettava a impastare e sfornare dei biscottoni a forma di bambolotto che l'indomani avrebbe trovato sul tavolo al suo risveglio, come dono da parte di Santa Lucia.
In fondo aveva già scoperto suo papà intagliare nel legno una giostrina e cominciava ad esser grande per non sapere come andassero realmente le cose durante quella notte. Ma preservare l'intera magia nel cuore della sorellina e godere di quel dolce che, un pezzettino al giorno, sarebbe potuto durare settimane, rimaneva una grande gioia.
Carmela invece non ha mai saputo davvero come sua mamma facesse quei puotini: "i me paràva in leto parchè vegnea Santa Lucia che la butàva la senàr nei oci! Me mama la gavarà avùo uno stampèto de calsòssa...del buteleto, del cuore...non so", però sicuramente non esisteva forno quindi l'unica soluzione era friggerli "gavèino el stagnar e la ie butava nell'oio!". Non c'erano tanti soldi, ci si accontentava, ma quanta soddisfazione quando il giorno dopo a scuola le "più siorète" barattavano le loro caramelle pur di avere un boccone di quei semplici dolcetti.

Sono iniziate così, con i racconti dei miei nonni (e un vecchissimo stampino di una prozia*) le ricerche sui Puòti, dolcetti tipici che Verona dedica a Santa Lucia e alla sua festa, da sempre molto sentita in città, che per l'occasione riempie piazza Bra con banchetti ricchi di dolci e giocattoli, aprendo così per i bambini le festività natalizie.
Su questo magico giorno ho scritto parecchie volte in questi anni (1, 2, 3) ma per la Giornata Nazionale dei Biscotti di Natale del Calendario del Cibo Italiano mi sono voluta addentrare nelle tradizioni più veraci. Puòti in dialetto veronese significa bambolotti e, quando non c'erano molti soldi in famiglia, si formavano di paglia intrecciata e legata o di pastafrolla, come quelli che venivano fatti trovare il 13 dicembre ai bimbi al risveglio come dono da parte della Santa. 
E qua inizia la diatriba, perchè sebbene per molti, essendo fatti di pasta frolla, corrispondano alle frolle di Santa Lucia, per altri, a cominciare dalla forma, sono assolutamente da distinguere. 
Come per il Panificio Vanoni di Quaderni di Villafranca, per cui ho scoperto essere una vera tradizione da preservare. 
La verità forse sta nel mezzo, visto che non in tutte le case ci si limitava a forme antropomorfe, nè alla stessa ricetta (d'altra parte quando si dice frolla si apre un mondo di abitudini casalinghe). 
Una mia cara amica per esempio confessa divertita che i puòti che ancora oggi sua madre prepara con dedizione vengono ritagliati con stampini di forme talmente mostruose che ogni anno diventa davvero impossibile capire cosa rappresentino, che l'impasto risulta talmente duro inizialmente che per stenderlo bisognerebbe invocare tutti i santi del paradiso, ma che non assomigliano a nessun altro biscotto...forse per questo tanto buoni. Nella ricetta tramandata a sua madre ho scoperto non esserci uova, per esempio, come in altri casi ho letto di aromi diversi: limone, vaniglia, addirittura un goccetto di grappa. Al forno, fritti, ritagliati con stampini o direttamente a mano, di piccola pezzatura o a dimensione focaccia. Sicuramente, come molte tradizioni povere, ognuno li faceva con quello che si poteva permettere e trovava in casa: il grasso del maiale era più frequente del burro, lo zucchero forse era poco, e magari quando il latte non era sufficiente si ricorreva anche all'acqua.
Ma per un bambino che crede alla magia, basta poco a riempire il cuore e a far diventare fantastica anche la cosa più semplice.
E visto che, non solo il 13 dicembre, ma anche Natale si avvicina, sarebbe il momento adatto per sfornare un po' di magia!

***
(p.s.: vi consiglio di andare a leggere quante altre proposte della tradizione italiana sono state sfornate oggi sul Calendario)

(*il vecchio e un po' arrugginito stampino della prozia!)



































Ingredienti:
  • 500 gr di farina
  • 200 gr di burro
  • 150 gr di zucchero
  • 2 uova
  • buccia grattuggiata di un limone
  • 1/2 bustina di lievito
  • un pizzico di sale
  • latte q.b.
In una ciotola mescolate farina, zucchero, lievito, la buccia del limone e un pizzico di sale. Unite le uova e il burro freddo a piccoli pezzi. Mescolate abbastanza velocemente con l'aiuto di qualche cucchiaio di latte, fino ad ottenere un panetto abbastanza liscio e compatto, ma non appiccicoso. Ricoprite con della pellicola e fate riposare in frigo 30-60 min. Stendete su un piano infarinato a 4-5 mm e tagliate i biscotti con l'aiuto di formine o con una stampo di carta precedentemente ritagliato (come nel mio caso) o semplicemente a mano. Cuocete le frolline 10 min a 180° fino a essere leggermente dorate, ma ancora leggermente morbide. Si induriranno raffreddandosi restando friabili. Se gradite spolverate con dello zucchero a velo. Io le ho mantenute volutamente rustiche. 







































































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10 commenti:

  1. Li adoro nella loro semplicità ... il passato che vive ...

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    1. stortarelli e per nulla perfetti...ma vanno bene così!

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  3. Ho adorato il tuo post, il racconto della notte della vigilia in dialetto, l'attaccamento alla tradizione e l'ostinazione nel preservare la magia nei bambini, cosa che io trovo fondamentale in queste feste. Fino a che a 7 anni la mia famiglia si è spostata da Milano a Siena, anche per me Santa Lucia era la festa più importante. Poi Babbo Natale ha preso il sopravvento e addio, ma questi ricordi sono veramente meravigliosi, così come questi biscotti umili e buonissimi.
    Grazie Michela per questo bellissimo ricordo.
    Un forte abbraccio.

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    1. Grazie a te per aver partecipato con me alle emozioni di questo racconto! Un grande abbraccio ;)

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  4. Ho sempre detto che più che la ricetta a me piace tutto ciò che sta "prima, sopra, sotto e dietro". E qui c'è davvero tanto, grazie!

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    1. dopo giorni di ricerche, domande, telefonate, video di mia nonna che racconta...in realtà pure per me la ricetta era diventata secondaria!

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  5. Che meraviglia questo post!
    Mio marito è nato in un paese della Valle Imagna in provincia di Bergamo e anche da loro la Santa Lucia è quasi più importante del Natale. Un anno lo abbiamo festeggiato con le bimbe, abbiamo preparato della paglia con del latte per il suo asinello e un caffè e dei biscotti per Santa Lucia. Le bimbe hanno ricevuto regali e caramelle.
    Per i bambini sono momenti magici.

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    1. Chiara grazie della visita!!! Per me Santa Lucia è una festa talmente piena di racconti e ricordi della mia infanzia che non ha mai smesso di essere importante nemmeno ora che vivo a Roma. Se ti piacciono i racconti legati a questa ricorrenza gli ho dedicato altri post che troverai nel blog (un paio con dolci svedesi, visto che ci lega l'affetto per Santa Lucia) spero andrai a leggerli e ti possano piacere e dare altri spunti ;)

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