sabato 4 maggio 2024

Spanakopita con Piantaggine

 





































“E tu, piantaggine, madre delle erbe,
aperta a oriente, potente dentro;
carri passano su di te, la regina cavalca su di te,
urlano su di te le spose, rumorosi buoi.
Tu puoi resistere a tutto e resistente rimani in piedi;
così tu puoi resistere ad ogni veleno e contagio
e all’odiato che attraversa il paese”
(Nine Herbs Charm, in Lacnunga, versi 7-13, X sec.)


Mi è sempre piaciuto fin da piccola passeggiare in mezzo ai campi e raccogliere fiori e erbe in mazzolini da portare a casa come segno tangibile delle mie esplorazioni. E sono sempre stata affascinata da tutte quelle piante che, noncuranti della presenza o meno dell'uomo, riescono a crescere e a colonizzare terreni e anfratti più disagevoli alla vita. Nonostante sia nata in città, l'estrema vicinanza di campagna e montagna, unita a una buona dose di insegnamenti e abitudini familiari, mi ha permesso di conoscere e fare abitualmente uso, anche alimentare, di alcune di queste piante. 
Un paio di mesi fa una giornata di riconoscimento di erbe spontanee, tenuta da una ragazza che sta facendo dei suoi studi una grande passione e stile di vita, mi ha ulteriormente allargato gli orizzonti: ora, passando in ogni appezzamento incolto, parco o semplice lato della strada, ho l'impressione che si possa mangiare e usare tutto! 
In un tempo in cui il cibo sano sembra sempre più un lusso e lo spreco una deplorevole abitudine diffusa, vedere ricchezza in ogni filo d'erba attorno a sè, fa sentire più vicini a quel tipo di vita più attenta e genuina, che io ho sempre e solo sentito raccontare, dove tutto a suo modo risultava prezioso. E' importante capire però che raccogliere e utilizzare erbe spontanee, non è da tutti. Molte sono le insidie e moltissimi i rischi. La conoscenza vera delle piante è cosa che si acquisisce con il tempo e la sicurezza con molto studio e paziente osservazione. Sono tante le piante commestibili, ma tante anche le controndicazioni, come, ancor peggio, le "sorelle" tossiche e velenose. Con le piante non si scherza! Quindi si seguono questi corsi soprattutto per capire questo e magari imparare prima cosa NON raccogliere, prima che raccogliere. 
La voglia di mettermi alla prova con tutta questa abbondanza era così tanta però, che ho pensato che la cosa più intelligente fosse iniziare da poco e dal facile. Così sono andata in cerca di una delle piante più semplici da riconoscere e che già moltissime persone da tradizione consumano: la piantaggine. 
Plantago Major, che sia a foglie larghe e tonde o più lanceolate, come le mie, è una pianta comunissima dalle proprietà antifiammatorie ed espettoranti del catarro, lenitive e cicatrizzanti della pelle, dai poco appariscenti fiori, riconoscibilissima per le evidenti cinque nervature parallele sul retro della foglia, chiamata anche per questo "cinquerighe". Si  può consumare in macerati, decotti, cruda in insalate oppure cotta, ma la cosa che maggiormente mi era rimasta in testa dal corso era che, una volta cotta, il sapore dovesse vagamente ricordare quello dei funghi. Ecco che ho voluto provarla così, cotta, abbinata a dei formaggi freschi, in una versione assolutamente poco ortodossa della spanakotita greca (che pure da tanto volevo preparare). Sarà stato l'orgoglio di aver colto con le mie mani parte degli ingredienti e di aver portato in tavola un piccolo insegnamento in più, ma questa torta salata fuori dagli schemi mi è piaciuta tanto. Perfetta per una prossima scampagnata primaverile...a caccia di altre erbe! 

***


Ingredienti: 
  • 4 fogli di pasta fillo 
  • 300 g di piantaggine 
  • 150 g di ricotta vaccina
  • 100 g di feta 
  • 1 cipolla 
  • olio evo
  • sale 
  • semi di sesamo a guarnire 
Affettate sottilmente la cipolla e fatela cuocere in una padella con poco olio. Lavate bene le foglie di piantaggine eliminando, se serve, la parte più dura del gambo. Mettetele a cuocere insieme alla cipolla salando e coprendo con un coperchio. Quando sarà tutto ammorbidito, versate su un tagliere e sminuzzate grossolanamente a coltello. In una ciotola insieme alle verdure mescolate la ricotta e la feta sbriciolata, assaggiate e aggiustate di sale al bisogno. Su un piano da lavoro stendete 2 fogli di pasta fillo sovrapponendoli leggermente sul lato corto, spennellate appena con dell'olio, quindi copriteli con altri 2 fogli nella stessa posizione. Divideteli con un coltello per il lungo, così da ottenere due lunghi e stretti rettangoli. Disponete il ripieno lungo il lato basso di ciascuna striscia e arrotolatele su se stesse ottenendo due salsicciotti. Disponeteli a spirale su una teglia coperta di carta forno, partendo dal centro e unendo il secondo nel punto di giuntura. Spennellate ancora con dell'olio e spolverate con dei semi di sesamo. Cuocete a forno già caldo a 200° per 20 min, controllando la doratura. Consiglio di far intiepidire prima di servire.




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