"Si hortum in bibliotheca habes, nihil deerit -
Se accanto alla biblioteca avrai l'orto, non ti mancherà nulla"
(Marco Tullio Cicerone, Epistulae ad familiares, I sec. a.c.)
Oggi la mia cara nonnina, avrebbe compiuto 101 anni. Ci sono tante cose che mi riportano a lei: le ore a giocare a carte (scoperte ovviamente, perchè lei mi facesse vincere), le bolle di sapone di marsiglia dal suo balcone, "l'aiuto" nei mestieri in casa che le davo spruzzando ovunque il Vetril, il tè e le merende del pomeriggio guardando i cartoni animati o le sere estive passate a tifare con Giochi Senza Frontiere in tv... e vederla innaffiare l'orto sotto casa. Quell'orto tanto voluto dal nonno, che, lei mi raccontava, anche quando tornava stanco dal lavoro in acciaieria, correva ad aiutare nelle campagne, a piantare, a curare, a raccogliere.
Mi piace pensare che lei, anzi probabilmente loro, sarebbero fieri di sapere che, nonostante la mia casa non mi permetta di meglio, gli esperimenti ortofruttiferi continuano sul mio terrazzino. E che a questi abbia affiancato quelli di un piccolo orto-giardino ricavato nel cortile dietro scuola.
Credo che, in questi tempi di intenso avvelenamento sociale senza eguali di corpo e mente in ogni loro aspetto, fregandosene totalmente di agende e linee guida varie, non esistano molte altre azioni tanto educative e sicuramente rivoluzionarie come imparare a coltivare. In questi mesi ho visto adolescenti, perlopiù indolenti, ritrovare un luccichio negli occhi e un sano entusiasmo solo con una vanga in mano e le dita sporche di terra. Fare e fare con le mani, prendersi cura di qualcosa e vederla crescere, farà sempre le scarpe a qualsiasi tecnologia. Di questo sono sicura!
In questi esperimenti "autunno-inverno 23/24" ho imparato che nei miei vasoni da terrazzo, per quanto grandini, i cavoletti di bruxelles non sono la scelta migliore e ho fatto la conoscenza di un ortaggio per me misterioso che è il cavolo rapa, bizzarro incrocio di rara bellezza tra la rapa, di cui ha forma e colori, e cavolo per foglie e crescita aerea. Questi delle foto sono quelli cresciuti dietro scuola (perchè anche il cavolo rapa non è stata una scelta felice e soprattutto abbondante sul terrazzo) e che sono stati raccolti poco fa, nonostante io pensassi sarebbero maturati in inverno. Inutile dire che, una volta scoperta la loro commestibilità totale, sia cotti che crudi, ho deciso di farne un piattino fresco e, se vogliamo, anche un po' "collezione primavera".
"La scoperta è che considerando l’orto come una terra di significati e non come una terra di fatti, si può godere non solo dei suoi frutti materiali ma anche di quelli, altrettanto ricchi, spirituali: la cura, la generosità, la fatica, l’attesa, l’ascolto, la protezione. L’orto cura chi si prende cura di lui."
(Adriana Bonavia Giorgetti, L’arte di coltivare l’orto e sé stessi)
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Ingredienti:
- cavolo rapa viola con le foglie
- 1 spicchio d'aglio
- olio evo
- aceto di mele
- sale e pepe
Separate le foglie dal corpo centrale. Lavate bene entrambi. Sbucciate la rapa e taglia gli apici di testa e radici che risultano un po' legnosi, quindi affettate molto sottilmente, se preferite usando una mandolina. A parte togliete i gambi più grossi se li sentite troppo duri e sbollentate le foglie in acqua bollente per 5 min. Scolatele e frullatele con un piccolo spicchio d'aglio (opzionale se non gradite), olio e qualche cucchiaio di acqua di cottura. Condite le fette di cavolo rapa crude con sale, pepe, aceto di mele e il pesto di foglie. L'insalata, lasciata leggermente macerare e insaporire sarà ancora più gustosa.
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