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martedì 2 gennaio 2018

L'ultima fetta di Arcobaleno








































"(...)«Ti farò un regalo» cantò sul ritornello che Gianni gli aveva fischiato. 
«Cosa sarà quel portento? Un lucchetto d'oro o una chiave d'argento?»
 Gianni, che non avrebbe saputo cosa farsene di un regalo simile, disse súbito: 
«Per piacere, la cosa che mi piacerebbe di più al mondo è un arcobaleno tutto per me.»(...)"
(L'ultima fetta di arcobaleno da "I Racconta Storie" n.2)


Esistono poche cose che raccontano la mia infanzia come le due valigette rosse piene di decine di cassette di storie e fiabe narrate dalle voci più famose della recitazione italiana anni '80. 
Accompagnavano i miei pomeriggi di giochi, ogni notte, prima di andare a dormire, sceglievo una cassetta diversa e la facevo suonare nel buio della stanza con la coperta tirata fin sopra le orecchie e quando ero malata mi facevano compagnia, mentre sdraiata a letto mi divertivo a sfogliare i fascicoli rilegati e seguire i racconti osservando le belle illustrazioni o colorando i disegni che si trovavano nelle pagine centrali. Ho imparato la bellezza dell'ascolto, la poesia di un bel racconto e centinaia di parole nuove, ascoltando tutte quelle storie...fino a impararle a memoria, a conoscere come le mie tasche i disegni, le musiche, le voci, fin anche il colore delle copertine di ogni fascicolo.

Nei momenti più disparati mi succede spesso che una parola o anche nulla, mi riporti alla memoria frasi o ritornelli di una vecchia storia e io mi ritrovi improvvisamente a declamare o canticchiare qualcosa che chiunque a fianco a me non siano i miei genitori, non riesce ovviamente a cogliere. 
Li ho amati tutti quei racconti, che riascolto ogni tanto anche ora, con la stessa meraviglia di una bambina, ma confesso di aver avuto dei preferiti o alcuni che più di altri mi sono rimasti nel cuore. Come la canzone del Vento che soffia il suo ritornello all'orecchio di Gianni o la perfetta e nitida sensazione di golosità al pensiero della torta di arcobaleno che la bisbetica signora Gegia, habitué dei cibi nero carbone, sforna nella speranza di trovare giovamento dalla sua malattia.
Tanto che ogni volta mi sia trovata a riflettere sulla bizzarra idea di creare tutta una sezione su questo blog che contenesse ricette abbinate a una particolare fiaba, uno dei primi pensieri era dedicato a quella torta, a quali sarebbero dovuti essere gli ingredienti, quali i sapori.

Sarà stato il mio fine anno malaticcio stile signora Gegia, quel ritornello che si ripropone ciclicamente alla mia memoria, ma pensando ad un'altra ricetta per contribuire al meraviglioso contest libresco Pagine ai fornelli proposto da Betulla, la scelta era lì già pronta che osservava paziente prendessi il coraggio di affrontarla. 
L'unica certezza era quel pezzo di arcobaleno che doveva essere l'ingrediente principale, ma mi sono rifiutata di dare alla mia Rainbow Cake le colorazioni artificiose tipiche d'oltreoceano. No! La mia doveva almeno racchiudere una buona varietà fra tutti i gusti che la mia fantasia di bambina aveva ipotizzato. Così mi sono avventurata, navigando in buona parte a naso (o a vento), in un'impresa che mi ha visto sfornare fino alle 2 di notte, con buona pace di mia madre e della sua povera e piccolissima cucina.

Mentre mi trovavo a immortalare quella pilata di 5 strati, di colori più vivi di quanto mai avrei sperato da un trito di basilico o una purea di carote, mi sono ritrovata a sorridere e a pensare che non poteva esserci ricetta migliore per aprire questo nuovo anno, ancora così oscuro e misterioso per ciò che ci potrà riservare, ma così intriso di speranze che ognuno prova a riversarci.
Quanto bisogno ci sarebbe di ritrovare colori perduti o solo offuscati da un anno pesante di fatiche o semplicemente da una brutta nuvola passeggera?
Così la mia speranza e augurio è che il nuovo anno, se non un Vento sempre pronto alle nostre spalle a soffiare via ciascun nostro peso, almeno ci possa donare la forza di vedere un arcobaleno sopra ogni tempesta.

"(...)Poi l'arcobaleno si sciolse e svanì. 
«Domani ci sarà un altro arcobaleno. E se non sarà domani sarà la prossima settimana.»
 «E io sono riuscito anche a tenerlo in tasca» disse Gianni. 
E andò a casa a far merenda."

***

















TORTA ARCOBALENO 
(della sig.ra Gegia)
Ingredienti:
per le basi
  • 300 gr di farina 0
  • 250 gr di zucchero
  • 4 uova
  • 130 ml di olio di semi e burro in parti uguali
  • 1 bustina di lievito
  • 1 bustina di zafferano
  • 50 ml di acqua
  • 30-40 gr di basilico
  • 125 gr di mirtilli
  • 100 gr di barbabietola rossa bollita
  • 1 carota
  • 1/2 arancia (succo)
per la farcia
  • 500 gr di Philadelphia
  • 250 ml di panna fresca
  • 150 gr di zucchero a velo
  • latte qb (facoltativo) 
Montare molto bene con le fruste elettriche tuorli e zucchero per almeno 10 min. Quindi aggiungete poco alla volta olio e burro sciolto. Suddividete l'impasto in 5 ciotole alle quali aggiungerete gli ingredienti colorati: 1 bustina di zafferano disciolta in 30 ml di acqua; il basilico tritato finemente al mixer insieme a 20 ml di acqua; i mirtilli ridotti a purea nel mixer; la barbabietola sempre ridotta a purea; 1 carota tritata con il succo di mezza arancia. Suddividete anche a farina setacciata con il lievito in 5 parti uguali e amalgamatela alle 5 ciotole. Infine aggiungete ad ogni ciotola gli albumi montati a neve ben ferma, mescolando delicatamente dal basso verso l'alto per evitare che si smontino i composti. Predisponete 5 stampi di max 24 cm di diametro (vanno bene sia a cerniera con della carta forno sul fondo, ma anche quadrati da coppare successivamente) e riempiteli con gli impasti. Cuocete in forno già caldo a 180° per 20-30 min (fate la prova stecchino). Se aveste un solo stampo e doveste cuocerne uno per volta, vi consiglio di aggiugere farina e albumi ai singoli impasti solo poco prima di infornare. Fateli raffreddare e coppate rifilando i bordi in circonferenze di 20 cm circa.
Preparate la crema lavorando bene philadelphia con lo zucchero a velo e aggiungendo poi delicatamente, dal basso verso l'alto, la panna montata con fruste ben fredde (consiglio sempre di tenerle un po' in freezer prima dell'utilizzo).
Disponete su un piatto da portata i vari strati uno sopra l'altro (seguendo l'ordine: mirtilli, basilico, zafferano, carota, barbabietola) intervallati da uno strato generoso di crema al formaggio (se preferite inumidire leggermente con del latte ogni strato, ma io li ho trovati sufficientemente umidi già così), quindi terminate spatolando della crema sui lati e sulla parte superiore.
Fatela riposare 1 oretta almeno prima del taglio.

"(...)«Ragazzo, mi daresti un pezzetto di quell'arcobaleno che spunta dalla tua tasca? 
Sono molto malata e il dottore ha detto che se mangerò un dolce di arcobaleno migliorerò.»
 Gianni non aveva nessuna voglia di dare un pezzo del suo arcobaleno alla signora Gegia, ma gli fece pena e controvoglia entrò in cucina. Lei afferrò un coltello da cucina e, zac, tagliò una grossa fetta di arcobaleno. Poi fece una pastella con farina e latte, vi mescolò l'arcobaleno e lo mise a cuocere. Quando il budino fu freddo, lo tagliò a fette e lo mangiò spalmato di burro e zucchero. 
Ne offrì una fettina anche a Gianni.(...)"

potete ascoltare la fiaba completa su youtube










































Con questa ricetta partecipo a #pagineaifornellicontest di Betulla

6 commenti:

  1. Mia cara Michela, hai scritto un post densamente poetico, in cui fantasia e infanzia si mescolano con la grazia dei sogni, con la delicatezza delle parole sussurrate nella notte prima di andare a dormire. La capacità di ascoltare è quello che nella vita adulta fa la differenza. Ma si impara da bambini, con pazienza, con il tempo (e anche con questa specie di "Fiabe Sonore" moderne). Ti sono infinitamente grata per questo lavoro, e mi piace che per realizzarlo tu abbia ascoltato sia i ricordi della tua fanciullina interiore, che i segnali da "malaticcia" della donna adulta che sei...Ti ho immaginata a tirare fuori la tua valigetta rossa, e a sfornare strati di torta colorata fino a notte fonda nella cucina della tua mamma. Scrivi davvero benissimo, e in cucina realizzi la magia delle tua parole, quindi, con incanto, e meraviglia Grazie di cuore per aver compreso così bene il senso del mio contest!
    p.s: l'hai capito vero che anche io adoravo ascoltare le storie? Quando torno sui monti mi metto a cercarle! Ah, poi volevo dirti: e falla quella sezione del blog! Sai quanto la leggerei volentieri? un abbraccio grande

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    1. Non ti starò a dire quanto io mi sia commossa a leggere il tuo commento e a quanto io ti ringrazi per le belle parole, per il tuo contest così ispirante e per aver apprezzato il mio post. Certo che l'ho capito che adoravi ascoltare storie, almeno l'ho immaginato...non mi sarei aspettata altro da te! Tu mettiti assolutamente a cercare le tue conservate sui monti e io valuterò seriamente quella sezione...tanto (che te lo dico a fare?) ne avevo già tante altre di fiabe tra cui ho dovuto decidere per il tuo contest ;)

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  2. Michela questo post è stupendo così come stupenda è la torta che hai preparato. "Betulla" ha proprio ragione scrivi davvero bene e la fantasia non ti manca di certo! Stupendo!

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    1. Parte la commozione al 3, 2, 1...
      Grazie, grazie infinite!
      Sembra forse sciocco per una che ha un blog di cucina, ma quando qualcuno parla di quello che scrivo e non di cosa cucino fingendomi cuoca o delle foto fingendomi (malamente) fotografa, mi commuove. É come se per un attimo fossi riuscita a farmi guardare dentro. Ed é bello

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