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lunedì 13 novembre 2017

Zuppa di Goulash







































1) Salite sul monte Gellert fino alla Cittadella
2) Osservate dalla collina del castello e la chiesa di S. Mattia
3) Camminate sulla via Andràssy fino alla Piazza degli Eroi e nel parco dietro
4) Trascorrete mezza giornata nelle terme della città (Szechenyi o Gellert ...)
5) Vedete il Parlamento
6) Godetevi gli spettacoli dell'Opera di Budapest
7) Scoprite i prodotti locali nel Mercato Grande
8) Mangiate una zuppa di goulash o una zuppa di pesce
9) Andate a bere e godetevi la vita notturna di Budapest (Gozsdu udvar)
10) Visitate la Sinagoga di Dohany utca

Questo è stato l'elenco che mi sono trovata davanti appena entrata nel piccolo appartamento alle ore 1,00 del mio primo giorno a Budapest. Un vero e proprio decalogo che la padrona di casa aveva premurosamente lasciato anche per i poveri sprovveduti ospiti come me, che avevano cominciato a informarsi sulla città da visitare solo poche ore prima, leggendo avidamente una guida tascabile tra il decollo e l'atterraggio. 
Il mio, ormai atavico, desiderio di andarmene a zonzo con una valigia in mano, questa volta mi ha portato a visitare la Perla del Danubio, a chiedermi se sarebbero bastati i numerosi strati di maglie e giubbotti per poter affrontare i 10 gradi in meno rispetto all'autunno romano e se 2 giorni e mezzo, con molto sonno accumulato in precedenza, fossero sufficienti per farmi un'idea delle cose più belle della città. 
Devo ammettere che, se non conto la vita notturna (in cui mi sono goduta solamente sonni ristoratori dopo giornate intere di camminate in lungo e in largo) e considero il palazzo dell'Opera visto solo esternamente (come molti altri edifici...ahimè con poco tempo va fatta una scelta: o dentro o fuori!), il decalogo l'ho spuntato tutto. Certo...dopo un paio d'ore di perlustrazione tra una vasca e l'altra del "Budapest Hotel" e aver cominciato a sudare come un maialino al forno in quella a 38°, ho pensato di essermi già lessat...rilassata a sufficienza (alla faccia della mezza giornata!), ma posso vantarmi di esser riuscita ad aggiungere non pochi altri punti alla lista. 
Budapest è una curiosa città segnata indelebilmente dal fiume che separa le sue ampie strade fiancheggiate da palazzi ottocenteschi, dalle sue colline immerse nel verde, di castelli e storia antica, per poi ricucire le due metà gettando ponti di diversi colori e altezze, come delle preziose suture su una scintillante cicatrice. 
Una città dove le volute liberty si mescolano agli arabeschi bizantini, dove gli amari ricordi di persecuzioni e dittature convivono con l'orgoglio di un grande impero e dove il grigiore brama di venire sanato, le crepe dell'asfalto riempite da colorati pachwork. 
Le persone risultano spesso ermetiche, asciutte e sbrigative, le scale mobili viaggiano a velocità supersoniche, ma poi dietro qualsiasi angolo di strada puoi scoprire bronzei personaggi che ti sorprendono giocando a biglie, aspettando i tram o semplicemente aspettando...con un ombrello aperto in mano. 
In poco più di due giorni ho visto i rosoni dei templi ebraici, i dorati stucchi della Basilica di S.Stefano, le luci del Parlamento che si riflettono sulle scure acque del Danubio e una luna piena che dall'alto illumina tutte le sue anse; mi sono immersa nelle acque termali del Gellert fotografando i suoi soffitti decorati e passeggiato sull'isola Margherita, ascoltando il rumore dei miei passi sulle foglie secche e ammirando le meravigliose tonalità gialle dell'autunno. Su tutto, i tetti di Buda visti dalle colline di Pest, i colori degli alberi e delle maioliche dei palazzi signorili, il forte odore di cipolle e paprika dei piatti locali e quello dolcissimo di caramello, che da ogni baracchino di kurtőskalács sembra aver intriso l'aria dell'intera città. 
E la zuppa di goulash l'ho mangiata ben due volte, seduta agli affollati tavolini del mercato, per poi riuscire a far miei (per un soffio a dire il vero, mentre calavano le saracinesche dell'ora di chiusura!) due sacchettini di paprika che mi hanno accompagnato fino a casa. Preziosissimo tesoro senza il quale (ora lo so!!!) non sarei mai riuscita a replicare esattamente il sapore di questa stupenda e fumante delizia.
Proprio pochi giorni fa il Calendario del Cibo Italiano ha celebrato la Giornata del Gulash triestino e ad una settimana dalla mia avventura ungherese ho voluto riaffondare il cucchiaio in quelle che sono senza dubbio le sue origini. 
Quindi grazie al trolley della vicina in cui sono riuscita a far entrare ogni maglione, grazie al sole che ha reso quasi inutili tutti quei maglioni, grazie alla gentilezza della padrona di casa e alla sua premurosa lista, grazie alla grande opportunità che è ogni viaggio, di ricchezza e conoscenza.
E grazie alla paprika ungherese...da oggi faticherò a starne senza!

***
La paprika, sulla quale mi sono fatta nel frattempo una breve cultura, per poter uscire indenne da tutti quei sacchetti esposti tra supermercati e banchi del mercato, in ungherese è il nome non solo della spezia, ma anche dell'ortaggio dalla quale si ricava. Si ottiene dal peperone che viene seccato, privato della parte interna bianca e dopo macinato. La paprika fu introdotta in Europa proprio dagli ungheresi che lo importarono dalla Turchia. Sono 8 le varietà, che si differenziano per il colore della polvere e per il livello di piccantezza, e le migliori vengono dalla produzione delle città di Kalocsa e di Szeged. Gli ungheresi a quella piccante (csípős o erős) preferiscono di gran lunga quelle dolci (csemege o édes), utilizzate soprattutto come polveri addensanti dei tradizionali goulash. Nella cucina ungherese infatti, si privilegiano i profumi e gli aromi del peperoncino, più della piccantezza, che passa sempre in secondo ordine.
(notizie tratte da budapestguidata.hu e da peperoncino.org)







































Ingredienti:
  • 400 gr di carne di manzo (muscolo)
  • 200 gr di cipolla
  • 200 gr di patate
  • 4-5 pomodorini
  • 2 peperoncini verdi dolci (friggitelli)
  • 1 carota (o un pezzetto di sedano rapa)
  • 2 cucchiai di paprika dolce (se gradite anche una puntina di piccante)
  • 1 cucchiaio di semi di cumino
  • 1 litro circa di brodo
  • 1/2 bicchiere di vino rosso
  • strutto (o olio, cubetti di lardo, pancetta...io guanciale)
  • olio evo
  • sale e pepe 
Fate sciogliere il grasso sul fondo di una pentola dai bordi alti (nel mio caso ho rosolato lentamente del guanciale tagliato a piccoli dadini e aggiunto un cucchiaio di olio) e fate stufare dolcemente la cipolla tagliata a pezzettini un po' grossolani, salando leggermente in modo da farla sudare. A questo punto tagliate la carne a pezzi non troppo grossi e aggiungetela alla cipolla, facendola rosolare bene a fiamma più vivace. Allontanate un attimo dal fuoco e aggiungete una macinata di pepe, il cumino e la paprika (che non dovrà bruciare, rischiando di diventare amara, e dovrà sciogliersi grazie al grasso e non all'acqua!). Mescolate bene e se volete sfumate poi con mezzo bicchiere di vino rosso. Una volta evaporato il vino aggiungete i pomodori tagliati e privati dei semi interni, il brodo e fate cuocere e sobbollire la carne per 30-40 min. Tagliate patate, carote e peperoni e, cotta la carne, aggiungeteli alla zuppa, lasciando cuocere altri 20 min circa. Aggiustate di sale se serve e servite ben calda con delle fette di pane.




2 commenti:

  1. Che buona! Già solo a vederla nella pentola di coccio mi viene l'acquolina. ..mangiare una buona zuppa così nelle sere d'inverno ti dà pace e ti rasserena!

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    1. Le brodaglie calde sono un vero conforto...loro e le copertine sul divano ;)

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