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giovedì 30 giugno 2016

Cacio e Pepe...e nient'altro







































Capita qualche volta crescendo di dimenticarsi come da piccoli si giocava con un vecchio elastico, si facevano bolle di sapone con le scaglie di marsiglia e si credeva alle magie.
Capita, lontano da quelle magie, di correre in una vita faticosa e una città caotica, di non vedere più lo straordinario nell'ordinario.
Poi ci si ricorda immediatamente che tra il 28 e il 29 giugno, nella notte che anticipa SS. Pietro e Paolo, si versava un albume in un vaso di vetro pieno d'acqua, lo si lasciava riposare tra accaldati fili d'erba e radici di alberi (ma anche sopra un semplice davanzale, per chi di voi volesse provare!) e quando la rugiada del mattino non era ancora sparita, si andava a scoprire quale barca quell'anno il buon Piero aveva ormeggiato in quel vaso.
Nel primo vero giorno di vacanze, si annusa l'aria calda e si pensa che forse forse quell'estate potrà essere meravigliosa; si osserva quella luce pre serale che, non so come, ma qua ha qualcosa di diverso e si guardano i pini di Roma infuocarsi tra i colori della Girandola, con il naso all'insù e trattenendo un po' il respiro.
Non c'è nulla di più difficile delle cose semplici, del tentare di tornare bambini, del credere veramente alle magie. Ma quando ci si riesce niente altro è più buono, bello, vero.
Non penso di aver mai faticato tanto finora a far uscire un piatto come volevo e non sarà certo da Felice al Testaccio o da Roma Sparita, ma è con non poco orgoglio che scrivo di uno di quei "segreti" che Roma mi ha taciuto, fino a che non sono stata pronta ad innamorarmene pazzamente.

...ah, la mia barca,  ai miei occhi assonnati e zuppi ancora di sogni, non poteva mostrarsi con vele più spiegate, per accompagnare, chissà, pirati intrepidi e coraggiosi in millemila avventure per i sette mari!



Ingredienti:
  • 400 gr di spaghetti (o tonnarelli, come da tradizione...io spaghettoni quadrati Rummo)
  • 100 gr di pecorino romano Dop
  • pepe
  • sale
Cuocere la pasta in abbondante acqua bollente salata. Mentre si cuoce mescolare velocemente in una terrina il pecorino, macinato molto finemente (la differenza per me è stata quella), con qualche cucchiaio di acqua di cottura, fino a formare una "cremina". Scolare (ma non troppo) al dente e mantecare la pasta con il cacio e abbondante pepe grattugiato fresco.



Oggi 2 settembre 2017 sul Calendario del Cibo Italiano si festeggia la Giornata Nazionale della Cacio e Pepe...è ora di riproporre questa delizia!!!


6 commenti:

  1. Quest'anno non ho potuto creare la magia della barca di san Pietro, ma negli anni passati che bello preparare alla sera il vaso con l'acqua e l'albume e scoprire al mattino la nave con le vele spiegate!

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    1. Io lo facevo sempre quando ero piccola e per un po' me ne ero dimenticata!

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  2. brava michelina, bel blog, belle foto e buone ricette.

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  3. che bel post Michela... e che bella infanzia che devi aver avuto, se la rievochi ancora con la stessa magia! una cacio e pepe spettacolare, Roma te li ha svelati fino in fondo, i suoi segreti!

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    1. Roma è "odi et amo", ma la mia infanzia è amore, ecco forse perchè traspare spesso quando ne scrivo! Grazie Alessandra
      Un abbraccio

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