Pagine

venerdì 5 maggio 2017

Crostata frangipane al rabarbaro







































"Conoscevo uno strano ometto,
Si chiamava Rabarbaro Ted,
perchè portava il rabarbaro
al posto del berretto.

Mi ero abituata a vederlo così
e non ne ero sorpresa;
Quando poi lo vidi un dì
che un porro per cappello s'era preso.

"Per cortesia" gli chiesi
"mi può spiegare la ragione?"
Lui disse: "Un porro ho in testa perchè
il rabarbaro è fuori stagione!""
(a cura di Alberto Mari e Manuela Giolfo, da I Racconta Storie n.4)


Esattamente un anno fa come oggi mi trovavo, per la prima volta dopo 15 anni, a Londra. 
Città di ponti e di torri, di regine e di pirati, di musei gratis e tè delle cinque, rigorosa e po' punk, multietnica eppure così british, un fiume (c'è sempre un fiume!) che la attraversa e un cielo argentato (anche se, sarò io a portarmelo in valigia, a me ha sempre offerto sole e belle giornate).
Bellissima e viva, di quelle grandi città che non fanno pesare la fatica della loro dimensione e nascondono sempre un angolo di parco in cui stendersi sull'erba, una piazza nella quale ascoltare ogni lingua del mondo in meno di 10 min, un negozietto dal sapore vintage all'angolo della strada, di quelli in cui non puoi fare a meno di entrare anche solo per curiosare. 
E i mercati...quanto amo quei mercati! Ed è proprio in uno di essi che ho trovato questa storia.
Perchè potrei descrivere Londra con un elenco enorme di colori, odori e sapori...ma ce n'è uno su tutti per cui ricorderò quella visita alla City: quella di una confettura al rabarbaro meravigliosa che, dal cucchiaino dell'assaggio di un piccolo banco, è finita, senza nemmeno pensarci, nella mia valigia del ritorno.
Ecco...senza nemmeno pensarci...infatti in modo altrettanto rapido (ma non indolore) è poi passata dal mio bagaglio a mano, al secchio dell'inserviente aeroportuale. Stupida che sono, non lo sapevo che liquidi, creme e gelatine non passano i controlli?!?
Con l'amaro in bocca (ma non quello del rabarbaro) me ne sono tornata a casa senza il mio amato bottino, ma con un ricordo in più da raccontare.
Oggi dedico questo post a quel ricordo, alla scoperta del vero sapore del rabarbaro, non amaro come le ingannevoli caramelle che amavo da bambina, ma aspro e dolce, alla bellezza mozzafiato del suo colore, alla città che me ne ha fatto innamorare...e un po' anche a quell'inserviente, che mi piace pensare (e spero di cuore) abbia salvato dal secchio quel vasetto di confettura, non appena girate le spalle, e abbia finito la sua giornata seduto in poltrona con un cucchiaino appiccicoso in mano.








































Ingredienti:
pasta frolla (Milano)*:
  • 250 gr di farina
  • 125 gr di burro
  • 125 gr di zucchero
  • 1 uovo
  • buccia grattuggiata di un limone
  • 1 pizzico di sale
crema frangipane:
  • 150 gr di burro
  • 150 gr di zucchero
  • 150 gr di farina di mandorle (o mandorle tritate)
  • 50 gr di farina
  • 2 uova
  • 200 gr di rabarbaro
  • qualche cucchiaio di confettura di rabarbaro
Lavorate il burro morbido con lo zucchero, unite l'uovo, la buccia grattugiata  di un limone e un pizzico di sale. Infine incorporate la farina. Lavorate velocemente con le mani, formate un panetto e fatelo riposare in frigo avvolto dalla pellicola per 30 min almeno.
Per la crema frangipane montate con le fruste elettriche il burro morbido con lo zucchero e quando è bianco, aggiungete le uova. Amalgamate bene e aggiungete le farine.
Stendete la frolla a 3-4 mm e rivestite uno stampo (nel mio caso rettangolare con il fondo amovibile), punzecchiate la pasta con i rebbi di una forchetta. Riempite con uno strato di crema frangipane, quindi qualche cucchiaio di confettura di rabarbaro e il rabarbaro a fette, precedentemente ben pulito e lavato. Infornate e cuocete per 180° per 30-40 min.

*esistono diverse tipologie di frolle e la Milano è la frolla più indicata per le crostate con confettura, in cui la quantità di zucchero e burro sono la metà della farina. Può essere lavorata con metodo classico, come in questa ricetta, partendo da burro e zucchero e aggiungendo poi uova e infine la farina, o metodo sabbiato, in cui si inizia impermeabilizzando il burro con la farina per poi unire zucchero e uova (in questo caso si otterrà una consistenza più friabile)



2 commenti:

  1. Con questa ricetta, i miei ricordi vanno dritti a Parigi ^_^
    Bella e buona, ciaoo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Davvero? Lieta allora di averti ricordato una città tanto meravigliosa e lietissima io di averti qua in questa piccola cucina!!! Grazie :)

      Elimina