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domenica 15 febbraio 2015

Krapfen (più wow e meno sensi di colpa)







































Penso che la nostra cultura incoraggi troppo spesso il senso di colpa. E ne sia ormai pregna come una spugna nell’acqua.
Per non aver fatto un buon lavoro, per non essere all’altezza delle aspettative, per non essere fidanzato, per esserlo, per non essere sposato, per esserlo, per non avere figli, per averli, per non essere un buon genitore, per non farsi valere a sufficienza, per non aver pensato prima di parlare, per non aver usato le giuste parole, per aver dimenticato, per aver tardato, per non aver inseguito i propri sogni, per averli inseguiti troppo, per fare ciò che non si deve, per pensare ciò che non si fa, per amare ciò che non si può avere, per amare, per essere troppo o troppo poco, per essere donna, per essere uomo, per essere giovani, per essere vecchi, per essere belli, brutti, alti, bassi, magri, grassi…
Come è più facile farsi travolgere dalle cose negative che ricordare quelle positive, è più immediato sottolineare ciò che non va che esprimersi su ciò che invece c’è di buono, comunque e sempre.
Se questo è indispensabile per cercare sempre di migliorare, a lungo andare produce una totale e sconfortante insoddisfazione e l’incapacità di accontentarsi. Che non significa sguazzare nel peggio di noi, nel peggiore dei mondi possibili, ma semplicemente l’essere grati e nutrire con serenità la nostra e l’altrui bellezza. 
Credo così profondamente in questa cosa, sebbene non sempre risulti facile attuarla e serva ricordarla il più possibile, che oggi, nel pieno del Carnevale, concepito in origine appositamente per concedersi una pausa di libertà prima di tornare a chinare il capo ognuno ai propri doveri, il mio rinforzo positivo sarà la vera apoteosi degli zuccheri, dei fritti, dei ripieni strabordanti di creme e bontà. Nonostante non impazzisca per i fritti, i krapfen mi ricordano inevitabilmente le pause, le dolci consessioni, le amorevoli sorprese, come le merende d’eccezione che mi regalava mia mamma quando alla mattina ne trovava ancora qualcuno nel negozio sotto casa andando a prendere il pane.
E proprio come allora, come deve essere, senza bisogno di ricorrenze, motivi o festeggiamenti particolari, ne addento uno caldo e profumato, senza nessun senso di colpa.
(p.s.: ringrazio Andante con Gusto e Arabafelice in Cucina per aver diffuso la versione di Justin Gellatly*, che ho smussato qua e là ai miei bisogni, per aver così soddisfatto le mie voglie culinarie come geni della lampada, visto che continuavo a pensare ai krapfen da tempo (ed evidentemente c’è qualcosa nell’aria di contagioso in queste settimane), ringrazio il mio piccolo bilocale per essersi intriso di puzza di fritto così in fretta, così da ricordarmi per qualche giorno il mio godimento odierno, ringrazio tutti gli amici impegnati purtroppo oggi che hanno lasciato più materiale da testare alla sottoscritta e ringrazio quel beato pacifico momento del primo morso in cui si capisce d’un colpo il perché il buon Gellatly abbia deciso di battezzarli “Wow Krapfen”)

***

*(Justin Gellatly, Doughnuts, "Bread, Cake, Doughnut & Pudding")
Ingredienti (per 10-12 krapfen):
  • 250 gr di farina 0 (o forte per lievitati)
  • 75 ml di acqua tiepida
  • 7 gr di lievito di birra fresco
  • 30 gr di zucchero
  • 2 uova medie
  • 60 gr di burro a temperatura ambiente
  • 1 pizzico di sale
  • scorza grattugiata di ½ limone
  • olio di arachide per friggere 
  • ripieno a piacere (crema, confettura, marmellata...)
  • zucchero semolato per finitura
In una ciotola mescolate 80 gr di farina con il lievito sbriciolato e l’acqua. Coprite con della pellicola e lasciate lievitare in un posto caldo (ideali 25°) fino a quando raddoppierà di volume. Io ho provato a mettere la ciotolina a bagno in un contenitore leggermente più grande con dell’acqua calda, ma non bollente, e dopo 20-30 min avevo ottenuto la lievitazione desiderata.
In un’altra ciotola unite il resto della farina con lo zucchero, le uova, la scorza grattugiata di mezzo limone, possibilmente non trattato, e un pizzico di sale. Aggiungete quindi il lievitino e impastate bene il tutto. Passate poi ad inglobare il burro ammorbidito a piccoli pezzi, lavorando l’impasto fino al completo assorbimento. Se come me impasterete a mano, sappiate che dovete metterci un bel po’ di energia e probabilmente lavorare il tutto per non meno di 10-15 min. Lasciate il panetto ottenuto nel contenitore, coprite con della pellicola o un canovaccio e lasciate lievitare per 1 ora 1 ora e mezza. Riprendete l’impasto, sgonfiatelo, lavoratelo ancora un po’ e rimettetelo a lievitare nella ciotola  e coperto dentro al frigorifero per 8-12 ore (io la notte). Dall’impasto ricavate non più di una dozzina di piccoli paninetti, tondi, lisci e leggermente appiattiti in superficie. Disponeteli su una placca da forno ricoperta di carta e spolverata di farina, facendo attenzione a distanziarli il più possibile. Copriteli con delle pellicola appena stesa e fateli lievitare ancora per 4 ore.
Friggeteli 2-3 per volta in abbondante olio caldo, girandoli da ambo i lati per farli dorare uniformemente, facendo attenzione di non bruciarli e lasciarli quindi crudi all’interno. Scolateli bene e fateli asciugare su carta assorbente. Potete passarli nello zucchero semolato o come me spolverarli alla fine con dello zucchero a velo. Farciteli all’altezza del bordo più chiaro aiutandovi con una sac a poche con beccuccio liscio. Io ho utilizzato della crema pasticcera, ma sono ottimi con della crema al cioccolato, confetture varie o con il vostro ripieno dolce preferito.
Divorateli caldi, ma dovessero avanzare si possono conservare in un contenitore chiuso in frigo e scaldarli in forno. Secondo me non avanzano!






3 commenti:

  1. Riflessioni molto profonde da affondare in questo dolce senza nessun senso di colpa :-)

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    Risposte
    1. A morte i sensi di colpa!!! Ottimi per farcirci un krapfen e da accompagno a un tè caldo! ;)
      Ciao Consuelo!!!

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  2. Io sono l'incarnazione dei sensi di colpa (qualcuno giustificato...), mai all'altezza e sempre fuori posto. Mi consolo con un krapfen (e devo provare a prepararli, così mi farò venire un altro senso di colpa, specchiandomi di soppiatto in qualche vetrina..)
    Claudette

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