"Pronto papà?...Sono davanti al reparto alcolici del supermercato. Volevo chiederti un consiglio sul whisky...". Una risata fragorosa scoppia dall'altra parte del telefono.
Certo perchè da un'astemia incallita come me queste richieste risultano sempre parecchio comiche.
Come la faccia di chi, conoscendomi, a casa mia scopre bottiglie di Vermut e Brandy nascoste nella dispensa e aprendo il frigo ci trova lattine di Guinness.
Quella poi...che l'unica vera ragione per cui vi fa capolino tra un paio di carote e un cespo di insalata è per finire in qualche ricetta san-patrizio-style.
Quella poi...che l'unica vera ragione per cui vi fa capolino tra un paio di carote e un cespo di insalata è per finire in qualche ricetta san-patrizio-style.
Succede così che ogni 17 marzo ne venga stappata una, che ne osservi il colore così scuro, la pochissima schiuma tanto densa, che la annusi e vi ritrovi odori polverosi, di cuoio e tabacco insieme, e poi mi obblighi a riassaggiarla, perchè "possibile che non possa imparare ad amarla?"...e BLEAH!!! puntuale il ricordo del perchè ogni santa volta decida di infilarla in una bella Porter Cake, stordendola tra cannella e montagne di uvetta.
Devo dire di essere affezionata a certe tradizioni ma quest'anno ho deciso di provare un'altra guinness cake. Delle tante in rete mi sono affidata alla bellezza di quella de Il cavoletto di bruxelles (che a sua volta pare essere di Gary Rhodes) e devo dire che è stato amore.
Non solo il suo colore così scuro e la golosa crema, che fanno il verso ad un grosso boccale di birra irlandese, la rendono molto divertente, ma per una volta quel gusto terroso e terribile al mio palato, regalano quella sfumatura in più ad una torta, che si sente subito essere una torta al cioccolato un po' speciale.